Il Mosaico degli Atleti e la palestra

Lo straordinario mosaico degli Atleti costituisce una sintesi perfetta di ciò che doveva avvenire in una palestra: l’ambiente di cui costituisce il pavimento, in effetti era un ambiente di collegamento tra gli ambienti delle terme e la palestra stessa, per cui ne costituiva la giusta introduzione.

Il mosaico degli Atleti

L’intero mosaico è di grande rilevanza perché mostra atleti che praticano varie discipline in diversi momenti della loro attività: due pugili e il giudice di gara; un atleta di salto in lungo che tiene in mano gli halteres, i pesi con cui si dava lo slancio; due atleti che tengono in mano gli strigili; due lottatori durante un combattimento; un atleta di lancio del disco; infine un personaggio che suona uno strumento a fiato e che potrebbe aver vinto un concorso musicale: è l’unico dei personaggi infatti ad avere in testa la corona, corona che è molto simile a quella raffigurata sul tavolo nel centro del mosaico. Sul tavolo si trova un altro premio: la palma della vittoria, ambitissima dagli atleti.

Scendiamo nel dettaglio dei singoli atleti e della disciplina che essi svolgono o hanno appena svolto.

L’atleta di Salto in lungo

Nel Mosaico degli Atleti compare la figura di un atleta, nudo, che tiene in mano due pesi, e solleva il braccio sinistro. La figura è stata interpretata come quella di un atleta di salto in lungo, mentre i due pesi, chiamati halteres, servivano all’atleta per darsi lo slancio per saltare più lontano.
Solitamente il salto in lungo si praticava nello stadio, in una parte in cui il terreno veniva scavato e reso soffice per attutire l’impatto della caduta del saltatore. Questi prendeva lo slancio da una linea di partenza e daltava tenendo in mano gli halteres che servivano a sbilanciarlo in avanti facendogli saltare uno spazio più lungo. La lunghezza del salto era poi misurata dall’arbitro con un’asticella di legno. Evidentemente la pratica del salto in lungo era diversa da come si svolge oggi: non era prevista la rincorsa e lo slancio era affidato proprio agli halteres, che erano in pietra o in metallo e potevano arrivare a pesare anche 1,8 kg.

 

L’atleta di lancio del disco (discobolo)

Sul Mosaico degli Atleti di Porta Marina è raffigurato un discobolo, ovvero un atleta di lancio del disco. Esso non è raffigurato nell’iconografia canonica, quella del Discobolo di Mirone: qui infatti l’atleta non è colto nel momento in cui, in estrema torsione, sta  per ruotare su se stesso e scagliare il disco, ma tiene in mano il disco e solleva il braccio sinistro, forse in segno di vittoria.

Il lancio del disco è una disciplina sportiva piuttosto antica: il diskos in metallo di forma circolare risale al V secolo a.C. mentre in precedenza si lanciava un oggetto in metallo di forma tondeggiante, il solos.

Il discobolo aveva a disposizione cinque prove ed eseguiva il lancio da una base di partenza; il disco metallico, più sottile ai bordi e più spesso al centro, aveva un diametro di 15-20 cm e poteva pesare d 1 kg a 5 kg.

 

L’incontro di pugilato

In realtà sul Mosaico degli Atleti di Porta Marina l’incontro di pugilato sembra già essere terminato: uno dei due pugili solleva le braccia in segno di vittoria, mentre l’altro va a protestare dal giudice, che si distingue dagli atleti perché è coperto dal mantello. I due pugili invece sono nudi e indossano soltanto i guantoni, resi con estrema cura nel mosaico.

I pugili (part.)

Il pugilato è una disciplina sportiva decisamente antica: fu introdotta per la prima volta nell’Olimpiade del 688 a.C. I guantoni, chiamati caesti, hanno subito una certa evoluzione nel corso dei secoli: da semplici fasce di cuoio morbido che avvolgevano le mani e i polsi nelle gare più antiche, esse furono dapprima foderate all’interno e rinforzate all’esterno, mentre dal III secolo a.C. fu introdotto uno spesso e pesante anello di cuoio che lasciava libere le dita. In età romana i guantoni furono ulteriormente perfezionati e resi anche più pericolosi, con l’aggiunta di piombo e anche l’inserimento di punte metalliche.