Situata poco al di fuori del moderno centro di Vetulonia e portata alla luce da una serie di scavi condotti dal 1893 al 1896, la porzione di abitato ellenistico – romano databile tra il III e il I secolo a.C. e nota come Scavi città o Poggiarello Renzetti (dal nome dell’altura su cui sorge), è caratterizzata dall’attraversamento di una strada basolata, la via Decumana, sul cui lato destro si affacciano magazzini e abitazioni ad atrium, con una cortile centrale cioè, da cui si poteva accedere alle altre stanze. Sul lato opposto della via Decumana si trovano invece alcune strutture relative al sistema idrico di regolazione delle acque, come vasche, pozzi e fognature, mentre le piccole vie trasversali, “via dei Ciclopi” e “via Ripida”, dividono il quartiere in isolati procedendo verso la sommità dell’altura. Proprio lungo la “Via Ripida” è stata rinvenuta nel 1985 una domus con atrio, la “Domus di Medea” da cui provengono appunto alcune terrecotte decorative che illustrano il mito di Medea, oggi esposte al Museo Civico Archeologico di Vetulonia. Sempre alla fine della stessa via sorge un’altra grande domus, la cosiddetta “Domus dei Dolia”, nome dovuto ai grandi orci (dolia) ritrovati nell’ampio vano destinato probabilmente allo stoccaggio delle riserve alimentari. Gli altri due vani riportati alla luce nella medesima domus (vano C e vano D) dovevano costituire rispettivamente il triclinium, (l’ambiente dove i signori consumavano i pasti distesi sui letti conviviali) e l’atrio dell’abitazione stessa, orientato con l’ingresso in direzione della via dei Ciclopi.